L’operazione di polizia economico-finanziaria è stata avviata sulla scorta di una raffinata analisi di rischio, in linea con la missione istituzionale di controllo della corretta erogazione della spesa pubblica, svolta dai finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Varese, sui soggetti extracomunitari residenti nella provincia percettori del sussidio nel periodo compreso tra il 2019 ed il 2023.
I dati in questione sono stati elaborati tramite l’utilizzo delle Banche dati in uso al Corpo e incrociati con quelli dei fruitori di reddito di cittadinanza al fine di individuare i soggetti che, nonostante avessero autocertificato il possesso dei requisiti per accedere al sussidio, erano privi del permesso di soggiorno di lungo periodo oppure risultavano essere sul terrirorio italiano per un periodo inferiore a 10 anni, elementi necessari per poter richiedere l’accesso al reddito di cittadinanza.
In seguito all’analisi dei dati ottenuti, le Fiamme Gialle hanno denunciato alla Procura rispettivamente di Varese e di Busto Arsizio 346 percettori illeciti, i quali non avevano il requisito del possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo.
In una fase successiva dell’indagine è stato verificato, in particolare, il requisito minimo di permanenza necessario per l’accesso al reddito di cittadinanza dei soggetti extracomunitari presenti sul territorio dello Stato il quale, così come stabilito dal legislatore, risulta essere pari a 10 anni. Le analisi info-investigative, in questione, hanno portato alla denuncia all’Autorità Giudiziaria competente di ulteriori 300 soggetti.
Giova evidenziare che, nonostante la legge di Bilancio 2023 abbia disposto, a decorrere dal primo gennaio 2024, l’abolizione del sussidio del reddito di cittadinanza, un successivo Decreto Legge nr. 48/2023 all’art. 13 ha stabilito che resta in vigore la responsabilità penale dei soggetti che indebitamente abbiano percepito il sussidio fino al 31 dicembre 2023.
Le Autorità Giudiziarie interessate, concordando con l’operato dei finanzieri, in seguito all’analisi dei dati forniti nelle notizie di reato, hanno concluso le indagini preliminari e, in numerosi casi, hanno già rinviato a giudizio i soggetti denunciati.
Al termine di tale attività, la Guardia di Finanza, impegnata a contrastare fenomeni di indebito accesso a prestazioni assistenziali e a misure di sostegno al reddito che generano iniquità e minano la coesione sociale, ha quantificato le somme indebitamente percepite in quasi 3 milioni di euro. Inoltre, per impedire che il danno alle risorse pubbliche fosse portato a ulteriori conseguenze, i Finanzieri hanno segnalato le irregolarità emerse anche all’I.N.P.S. che ha così bloccato l’erogazione di circa 2 milioni di euro ed ha avviato le procedure per la restituzione delle somme indebitamente percepite.
Le posizioni controllate hanno fatto emergere come i richiedenti avessero presentato delle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DD.SS.UU.) non veritiere nell’ambito delle quali attestavano falsamente il possesso di tutti i requisiti anagrafici, soggettivi, reddituali e patrimoniali previsti per l’accesso e l’ottenimento del reddito di cittadinanza o, come, avessero omesso di comunicare intervenute variazioni rilevanti ai fini della cessazione dell’elargizione.